Anche nei cani, la scommessa sui CAR-T per curare il linfoma

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Terapia con cellule CAR-T: al momento, sono solo gli esseri umani a beneficiarne, ma le cose potrebbero cambiare. La Scuola di Medicina Veterinaria presso l'Università della Pennsylvania è l'unico istituto al mondo che sta portando questa sofisticata tecnologia nella clinica veterinaria, per curare i cani malati di cancro. Grazie alla passione e alla competenza di ricercatori e veterinari, i nostri amici animali potrebbero accedere presto alle stesse terapie già disponibili per gli esseri umani e avere una possibilità in più contro il cancro.

La dottoressa Nicola Mason, a capo della squadra che si occupa dell’immunoterapia per il cancro dei cani, ritiene che sia una strada che vale la pena percorrere. Le cellule immunitarie ingegnerizzate possono rivoluzionare il trattamento di uno dei più comuni tumori nel cane, il linfoma Non-Hodgkin (NHL).

Con questo nome, ci si riferisce a un gruppo di tumori del sangue che si verificano frequentemente nei cani di mezza età e anziani, con razze particolarmente predisposte, come boxer o bulldog. Il sottotipo più comunemente diagnosticato è il linfoma diffuso a grandi cellule B, che è un tumore dei globuli, precisamente dei linfociti B. Fortunatamente, la chemioterapia funziona e porta alla remissione clinica nel 75% dei pazienti. La notizia meno buona è che la maggior parte andrà incontro a recidiva entro 6 o 9 mesi dal trattamento. E a quel punto, i tumori saranno ormai resistenti alla chemioterapia tradizionale.

Sono questi i pazienti che la dottoressa Mason aveva in mente, quando ha iniziato a studiare le immunoterapie. E non ha tardato a rendersi conto che la medicina umana aveva già fatto passi da gigante nel trattamento dei tumori del sangue, da quando nel 2017 sono state approvate le prime terapie basate sui CAR-T. È una tecnica che consiste nel modificare geneticamente i linfociti T del paziente fuori dal corpo, per poi re-iniettarli in circolo, a caccia del tumore. Le cellule infuse sono dotate di un nuovo recettore chiamato CAR (Chimeric Antigen Receptor), che aumenta la loro capacità di riconoscere e attaccare le cellule tumorali. Se ha funzionato negli esseri umani, perché non tentare anche nei cani?

Con questo progetto in mente e parecchi esperimenti in laboratorio, il team di Nicola Mason ha finalmente raggiunto la fase di sperimentazione clinica. Le loro cellule T modificate contro CD20, una proteina espressa sulla superficie delle cellule B canine, sono state generate ed espanse in laboratorio e hanno dimostrata la loro efficacia contro le cellule tumorali. Ora si attende la conferma della sicurezza ed efficacia sui pazienti canini con linfoma a cellule B recidivo.

Le attuali terapie basate sui CAR-T già approvate per l'uomo, e in fase di sperimentazione nei cani, sono solo un punto di partenza, non la destinazione. Ci sono ancora dei problemi, tra cui la ridotta persistenza o espansione delle cellule infuse e la loro incapacità di raggiungere e attaccare i tumori solidi. Ma i CAR-T di nuova generazione sono già molto più efficaci dei primi e ci si aspetta che la tecnologia migliori sempre di più. Confidiamo quindi che la ricerca in medicina umana e veterinaria possa procedere di pari passo per accelerare questo processo e che le stesse terapie siano presto disponibili sia per i cani che per i loro proprietari.

Erika Salvatori

Fonte: https://www.vet.upenn.edu/research/centers-initiatives/mason-immunotherapy-research/therapies-trials/canine-lymphomanew

 

CAR-T, cane, linfoma

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